Lavoro e riqualificazione: in Italia competenze obsolete

Lavoro e riqualificazione: in Italia le competenze sono obsolete. Il processo di cambiamento tecnologico e di innovazione in atto nel mondo del lavoro svela un retroscena italiano preoccupante: 13 milioni di adulti hanno un un livello di istruzione basso, il 39% del totale dei 25-64enni (circa 33 milioni di individui); addirittura, più di un adulto su due ha bisogno di una potenziale riqualificazione a causa delle competenze obsolete o di laureati che presentano delle mancanze a livello digitale, di alfabetizzazione e di calcolo.


In Italia, infatti, nonostante qualche progresso negli ultimi anni, la quota di adulti che partecipa ad attività di istruzione e di formazione è tra le più basse a livello internazionale e riguarda in netta prevalenza gli occupati (81%), che dichiarano di formarsi strettamente per il miglioramento della carriera lavorativa.

Emergenza formativa

Inoltre, i circa 13 milioni di adulti italiani con basso livello di istruzione rappresentano circa il 20% della popolazione adulta europea con un basso livello di istruzione (circa 66 milioni di individui totali). Ciò testimonia un’emergenza formativa dai numeri piuttosto ampi che caratterizza, da tempo, il nostro Paese e che rischia, a lungo andare, di generare effetti pesanti sulla produttività dell'intero Paese. 


È quindi auspicabile che l’Italia punti con forza a investire parte delle risorse del Recovery Plan sulla formazione continua, per riempire il gap di competenze a sostegno dell’occupazione e per garantire la modernizzazione del Paese sotto vari punti di vista.

L’appello per il Recovery Plan

È stato l’appello sottoscritto a gennaio 2021 da esperti appartenenti a diversi enti, tra cui Antonio Ranieri (Cedefop, Centro europeo per la formazione professionale), Sebastiano Fadda (Inapp), Giovanni Biondi (Indire), Giorgio Sbrissa (Evta, European Vocational Training Association), in una lettera aperta a istituzioni e politica con lo scopo «di non sprecare l’occasione» e realizzare «entro il 2025 l’obiettivo Europeo del 50% di adulti che partecipano in attività formative almeno una volta ogni 12 mesi».

«Lo abbiamo imparato anche da questa crisi - è scritto nella lettera appello - reagire all’emergenza e costruire soluzioni sostenibili per il futuro richiede capacità e risorse propriamente umane e in primo luogo tutte le competenze - di base, trasversali, sociali, scientifiche e imprenditoriali - necessarie per affrontare l’incertezza e creare opportunità dalle nuove tecnologie, dall’allargamento degli scambi internazionali, così come dal vasto patrimonio di beni culturali e naturali di cui l’Italia dispone».

L’apprendimento permanente

Se è vero che «il Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Italia riconosce l’importanza dell’apprendimento permanente» è altrettanto vero, prosegue la lettera, che «l’efficacia di queste misure resterebbe tuttavia limitata in assenza di un sistema nazionale integrato per l’apprendimento permanente e il riconoscimento delle competenze della popolazione adulta».


Il messaggio è chiaro: questo filone di finanziamento, infatti, rappresenta un’opportunità storica, «per creare nel nostro Paese - si legge ancora nella lettera - un vero e proprio sistema di formazione permanente in grado di dare accesso sistematico e opportunità di formazione e sviluppo delle competenze a tutti gli italiani, siano essi occupati stabilmente o in forme atipiche, in cerca di occupazione, liberi professionisti, creatori di proprie iniziative imprenditoriali, o fuori dal mercato del lavoro».

Allarme analfabetismo di ritorno

Il campanello d’allarme è serio: tra i 16 e i 65 anni, gli italiani con livelli molto bassi di alfabetizzazione sono poco meno di 11 milioni, il 27,9% della popolazione di riferimento (indagini Piaac). Cosa significa? Che si tratta di cittadini che riescono, con difficoltà, a leggere testi brevi su argomenti familiari e a individuare informazioni specifiche, e, soprattutto, non sono in grado di associare testo e informazioni.

Quasi un terzo (31,8%) di questi circa 11 milioni di persone ha un’età compresa tra i 55 e i 65 anni. A livello territoriale, più del 60% dei cosiddetti low skilled (o analfabeti funzionali) italiani si concentrano nelle regioni del Sud e del Nord-Ovest. Gli iscritti ai centri per l’istruzione per gli adulti (Cpia) sono oltre 163 mila (dati Indire), ma queste realtà non riescono a decollare.

Pochi laureati in discipline Stem

Il quadro non è migliore tra i livelli di istruzione superiori. In Italia,  la popolazione tra i 25 e i 64 anni con un titolo di studio terziario (laurea) è ferma al 19,6%, contro un valore medio europeo pari a un terzo (33,2% - monitoraggio Istat su dati 2019).

L’Italia è in coda anche per i giovani laureati nelle discipline Stem (ScienceTechnologyEngineering and Mathematics), le più ricercate: nel 2019, il 24,6% dei 25-34enni ha una laurea in queste materie tecnico-scientifiche (il 37,3% sono uomini, appena il 16,2% sono donne). 


«Siamo convinti che il nostro Paese sia oggi dotato delle capacità e risorse necessarie per realizzare questo salto di qualità strutturale - concludono i firmatari dell’appello -. Riteniamo sia necessario un tavolo di confronto sull’istruzione e formazione degli adulti, riavviando processi e coinvolgendo le reti esistenti».

Competenze” e “Formazione” sono quindi le parole d’ordine.

Fonte: Il Sole 24 ore https://www.ilsole24ore.com/art/lavoro-italiano-due-ha-competenze-obsolete-solo-25percento-fa-formazione-ADkEPrFB